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Una iperepigonale ennesima - all'ennesima potenza virtuosistica vanificazione del vano. Per fare questo dovevi costruire una "macchina" potenzialmente onnivora. Tu stesso dici che questa "macchina", poi, genera automatismi di scrittura, diventa un "acchiappaparole", e si ritrova, dunque, strapiena di "senso" (dalla prefazione di Giuliano Mesa). Da una parte l'autore fa un passo indietro: non vuole dire nulla. Durante decide cioè di sottrarsi. Dall'altra invece, la sottrazione (del soggetto e) del messaggio è compensata da una costruzione assolutamente obbligata che è macluhanianamente il messaggio stesso ("il medium è il messaggio"), ossia è il medium che crea il messaggio, perché "non c'è contenitore che non determini il suo contenuto" (Frasca). Il controllo è dunque sulla struttura, ma è la forma che crea il senso, una macchina espropriativa del lirismo (il cui modello è lo schema rigidissimo di Donna me prega, - per ch'eo voglio dire di Cavalcanti), che resta (per così dire) a livello di scrittura automatica (dalla postfazione di Federico Scaramuccia).