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La "riscoperta" dell'immaginario da oggetto di studio confinato in una sfera dominata dall'irrazionale, dal sogno, dalla religione o dalla follia a luogo specifico della produzione continua di immagini che incidono profondamente sulla sensibilità collettiva. Attraverso un'analisi critica del contributo che le discipline psicologiche, antropologiche e sociologiche hanno dato alla definizione dei contenuti e delle strategie rappresentative dell'immaginario collettivo, viene evidenziato il ruolo della comunicazione sia in quanto territorio di sperimentazione di pratiche e narrazioni, sia in quanto veicolo di rappresentazioni e costruzioni di significati, sia in quanto luogo di contrattazione tra saperi esperti e conoscenze profane, attori sociali e istituzioni, testi e contesti.