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"Nel migliore dei casi i cani sono vagabondi infestati da parassiti, non fanno altro che grattarsi e rimpinzarsi, impuri per la legge di Mosè e di Maometto; ma un cane col quale si divide il proprio tetto per almeno sei mesi l'anno; una creatura libera, così affezionata a voi che senza voi non muove un muscolo; un'anima paziente, sobria, ironica, saggia, che conosce il vostro stato d'animo prima ancora che lo conosciate voi stessi non può chiamarsi cane sotto nessun aspetto," ha scritto Rudyard Kipling. Questo libro di Hans Tuzzi, meditazione sull'essere cane impreziosita dai molti riferimenti storici e arricchita d'una inconsueta bibliografia su antichi e rari libri che dei cani parlano, è soprattutto uno specchiarsi quotidiano negli occhi di una creatura diversa da noi e che da noi ormai dipende, una creatura senza il dono della parola e tuttavia capace di comunicare, in una simbiosi che non ha eguali nella storia dell'umanità.