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Persone caritatevoli che forniscono ai mendicanti le "scarpe migliori", dopo averle sottratte ai cadaveri seviziati dai militari, nel silenzio complice della polizia; aspiranti funzionari che si esercitano a diventare fachiri per poter poi percorrere la via cosparsa di chiodi che porta al ministero; trafficanti di armi con parrucche da donna inseguiti da tenaci seduttori, pronti a tutto pur di raggiungere la preda; cardiologi "eretici" esperti di amore e di sesso, adoratori delle "oscure potenze del sangue"; dittatori ridicoli e logorroici; stupratori finanziati da onesti cittadini; pornografi, drogati, ladri. I racconti di Luisa Valenzuela danno vita a una polifonia di voci diverse e contrastanti che, con toni ora crudi, ora umoristici, spesso surreali, mettono in scena gli aspetti più inquietanti e quotidiani della vita di regime, in un clima di diffusa assuefazione alle dinamiche di una realtà feroce e desolante; ingombrante come la penna dell'autrice, che scrive di notte, segretamente, pronta a far scomparire il manoscritto in un nascondiglio, lontano dagli occhi vigili degli "sbirri telepatici". Perché ai suoi racconti affida la percezione del degrado civile e morale della società, la rabbia inespressa, la volontà di vedere oltre la menzogna e la cecità dilaganti.