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Fra il 1956 e il 1984 Alberto Manzi trascorse, quasi, ogni anno, lunghi periodi in Sud America: "Sono stato spesso in Sud America - ricordava egli stesso nella sua ultima intervista. - Vi andai per la prima volta nel 1955 e '56 per studiare un tipo di formiche nella foresta amazzonica, ma scoprii altre cose che per me valevano molto di più. C'erano i contadini che non potevano iscriversi ai sindacati, perché non sapevano leggere e scrivere e nessuno glielo insegnava; chi cercava di farlo rischiava di essere picchiato e imprigionato, oppure ucciso. Siccome si trattava di una cosa proibita, mi attirò; così io andavo ogni anno... Poi cominciarono ad accusarmi di essere guevarista, oppure marxista o un qualunque accidente che finiva in "ista"... Alcuni stati non mi davano più il visto: non ero una persona gradita...". Il frutto letterario di questa lunga esperienza sono stati tre romanzi scritti fra il 1974 ed il 1997, anno della sua morte e qui per la prima volta raccolti in un unico volume dal titolo "Trilogia sud americana", in un'edizione che, oltre alle tre opere raccoglie materiali inediti di grande importanza.