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La rapida trasformazione economica e sociale, che ha caratterizzato l'Italia del secolo scorso, ha profondamente modificato la cultura materiale dei contadini veneti e, in parte, anche il lessico che a questa era legato. Del variegato mondo rurale fatto di braccianti, fittavoli, mezzadri, piccoli proprietari, le cui sorti erano legate alla terra, al ciclo delle stagioni, ma anche all'andamento del mercato e alle strategie produttive dei grandi latifondisti, rimangono oggi tracce sbiadite nella memoria dei protagonisti, negli archivi e nei musei. Proprio per tale motivo appare di eccezionale interesse la documentazione raccolta nel Veneto dal giovane linguista svizzero Paul Scheuermeier, all'indomani della Prima guerra mondiale, nell'ambito delle inchieste finalizzate alla compilazione dell'Atlante linguistico ed etnografico dell'Italia e della Svizzera meridionale (AIS). Tra il 1921 e il 1922 Scheuermeier, sotto la guida dei suoi maestri Karl Jaberg e Jakob Jud, percorse il Veneto in lungo e in largo, armato di questionari, macchina fotografica e grande capacità di osservazione, rilevando le varietà linguistiche del Veneto rurale, la tecnologia agraria, i modi dell'abitare, gli oggetti di uso quotidiano. Annotò, spesso con gustosa ironia, i suoi spostamenti in un contesto ancora fortemente segnato dagli esiti della guerra; tracciò i profili di quei contadini che pazientemente si sottoponevano ai questionari linguistici; fotografò con perizia uomini e cose.