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Jab, nella boxe inglese, è un diretto portato da sinistra, e J.A.B. sono anche le iniziali di Julia Ana Barrerà, boxeuse professionista che si prepara a disputare l'incontro della sua vita, valevole per il titolo mondiale. Ma la storia di questa gladiatrice moderna, dal corpo sensuale e distruttivo insieme, porta con sé una brutalità ben più pesante di quella del ring: abbandonata a tre anni dai genitori spagnoli a Tangeri, viene raccolta da Najwa, marocchina miserabile che l'amerà e la proteggerà finché sarà possibile, ma che, per soldi, la spingerà anche a combattere. Ed è proprio dal primo combattimento che per Julia, appena dodicenne, scaturirà l'incontro che le cambierà la vita. Da quel giorno in poi vivrà avendo come limite solo la propria coerenza, come unico atout il proprio jab, e come bussola la quemadura, la 'bruciatura'. Bruciatura della violenza e del dolore, bruciatura della danza e del piacere, ma anche bruciatura per un abbandono subito che vuole trovare una spiegazione, tra ricordi che come lampi appaiono improvvisi e inaspettati sotto forma di un suono, di un odore, di un'immagine fuggente. Julia passerà tra esperienze forti - i combattimenti, la prostituzione, l'amore fuori norma per uomini e donne -, e affronterà la violenza estrema per offrire il meglio a Elias, suo figlio, e perché si adempia un voto fatto ancora bambina, distesa con Najwa sulla sabbia di Tifnite guardando le stelle cadenti.