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L'epistolario fra Isabella Tedesco e Manlio Campana si concluse con la pubblicazione del libro "L'evoluzione della poesia di Dino Campana" (ed. Flaccovio, Palermo 1961), proposta e offerta da Manlio Campana fratello di Dino, una delle prime monografie sull'opera del poeta. In questo carteggio e nel saggio che lo segue Dino Campana emerge nella sua creazione volta alla sublimazione dell'umano. Sublimazione che avvenne "Nel più chiaro giorno", secondo la poetica di Campana puntualizzata nei suoi appunti: "Parte prima del libro i notturni e il libro finisce nel Più chiaro giorno di Genova e la discussione sull'arte mediterranea" (D. Campana, Taccuinetto faentino, Vallecchi, 1960). L'opera di Campana, prima di apparire con il titolo di Canti Orfici nell'edizione marradese del 1914, cioè quella che egli aveva data a Papini e a Soffici per averne un giudizio e che, da loro smarrita, fu poi ritrovata dopo la morte di Soffici tra le sue carte, recava come titolo Il più lungo giorno. La volontà di Dino di concludere il suo libro "nel più chiaro giorno di Genova" coincide con l'esito catartico del suo viaggio poetico, raggiunto a Genova, in cui aveva trovato il più lungo giorno della sua vita.