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Due voci s'interrogano sul significato della giovinezza e della giustizia, sul valore della memoria e della testimonianza, intrecciandosi nel racconto di un abuso sessuale avvenuto nel corso di un trattamento psicoanalitico ai danni di una giovane paziente, malata di depressione. Le reazioni paradossali e grottesche suscitate dalla denuncia, sporta sette anni più tardi, convincono gradualmente l'anonima vittima a indagare le responsabilità collettive, culturali, degli abusi sui pazienti. Quella che sembrava una banale storia di privata violenza, da rielaborare in segreto, diventa il necessario pretesto per una riflessione pubblica e radicale sull'omertà e sull'aggressività dei sistemi di cura, che agli occhi ormai disincantati della protagonista si rivelano molto più impegnati a tutelare la loro immagine, contrastando in silenzio chi cerca di far emergere la scandalosa questione, che ad arginare il fenomeno, variamente negato e tenuto nascosto all'opinione pubblica.