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Antropologicamente sospeso fra "dionisismo nietzschiano" e "oppio dei popoli" di marxiana memoria, l'uso politico del calcio in Sudamerica si è via via incarnato in molteplici modelli identitari, eventi funesti, terribili evocazioni simboliche. Astraendo dalla pura contemplazione estetica del calcio latinoamericano finiremo dunque col passare per quelli che tendono sempre a buttarla in politica. Con l'idea fissa che, dal barone Pierre De Coubertin in poi, la neutralità dello sport sia una illusoria chimera. È così: esattamente questo è il punto di vista che proporremo. D'altra parte America centrale e meridionale offrono uno dei campi d'osservazione privilegiati atti a convalidare una simile tesi. Per il contemporaneista niente di più e di meglio dei paesi compresi in questa fascia geografica permette di studiare, su ampia e diversificata scala, il paradigma "calcio & dittature". Una storia, appunto, molto sudamericana.