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È qui, nell'incrocio della visione cosmica del dolore e del male con la pietà cosmica della nobile natura del poeta, che nascono in gran parte i capolavori della lirica leopardiana, coma "A Silvia", "Canto notturno...", "La ginestra", per citarne solo alcuni assai famosi. Ma il poeta, per rimanere fedele alla sua "intrepida" contemplazione del "deserto della vita", non può inseguire il politically correct del suo tempo, cultore delle magnifiche sorti progressive. La sua voce deve uscire dal coro, deve essere una voce controcorrente e trasgressiva.