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Siamo condannati a un'alternativa, i cui termini sarebbero: o un esercizio moderato della democrazia, o l'antidemocraticismo classico? In tal caso, saremmo posti di fronte alla scelta seguente: o la democrazia potrebbe essere accettata e valorizzata a patto di praticarla con moderazione, per esempio riducendola allo statuto di quadro politico insuperabile - oppure non ci sarebbe alcun motivo di scegliere la democrazia ed eventualmente di salvarla in caso di pencolo; perché essa funzionerebbe come un'illusione e rivelerebbe di essere una forma di dominio tanto più perniciosa, quanto più nascosta sotto le apparenze della libertà. In tal senso, una delle molte qualità del testo di Marx del 1843 non è forse quella di aprire un'altra via, che permetta di sfuggire a questa alternativa e alle sue rigidità, formulando la domanda sulla "vera democrazia"? Prima ancora di sottomettere la democrazia all'esigenza della moderazione o di rifiutarla senza appello, occorre porsi una questione preliminare, e interrogarsi sulla democrazia come è in verità; scoprirne cioè le caratteristiche, che rendono inadeguate sia la soluzione della moderazione, sia quella del rifiuto, senza procedere in modo essenzialista, ma riflettendo sul destino della democrazia nella modernità.