Tab Article
"Niente seghe siamo spettri": è una delle due epigrafi che aprono questa raccolta poetica piena di furia distruttiva e dolcezza, bilancio non pacificato di due secoli (Ottocento e Novecento) di rivoluzioni politiche e artistiche, affrontati con insubordinazione, sarcasmo e sgomento nel cuore dei nostri giorni, senza consolazioni e senza sconti, come solo un vero poeta sa fare. Le ombre di Bakunin, Blanqui, Lenin, Marx, Rimbaud, Leopardi, Guevara, della Cvetaeva, di Georg Trakl, Artaud (Antonino), Van Gogh (compagno Vincente), del "marcitoio poetico", delle "delicature", delle "bare assorte" e delle "sommosse vespasiane" attraversano da parte a parte questo libro di grande concentrazione e sovversione poetica, che conclude idealmente un arco di decenni, da La franca sostanza del degrado a Macello. Lo conclude allargando enormemente lo sfondo: dopo il dolore e il degrado del primo libro e il mattatoio animale e umano del secondo, questo terzo libro è sulla macelleria della Storia moderna, le sue epistassi e i suoi "sogni che paiono ematomi della luce". Una voce unica e inconfondibile, quella di Ivano Ferrari, poeta di poche parole ma di molto ardimento, marginale e centrale. (Antonio Moresco)