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Con questi due racconti, "Il vampiro" e "La ricamatrice", le edizioni Effigie iniziano la ristampa della serie del commissario Melchiorre Ferrari. Quando la serie uscì per la prima volta negli anni Ottanta, con una distribuzione esclusivamente locale, aprì la strada a quel noir storico che oggi ha preso piede anche in Italia. Storico appassionato, cultore di Garibaldi e del Risorgimento, Milani integra qui l'accurato affresco della Pavia di metà Ottocento sotto il dominio austriaco con un'irriducibile curiosità "romantica" per i battitori solitari, di cui lo stesso commissario Ferrari, ma anche la Marescialla e Ofelia, sono esemplari a tutto tondo. Senza nessun compiacimento e, anzi, in un linguaggio asciutto, che gli viene dagli amatissimi Conrad e London, Milani spinge con risoluta discrezione il commissario Ferrari sulla scena criminale. Nel "Vampiro", intrecciando la cronaca al mito transilvano, ricompone i probabili retroscena dell'ultima esecuzione di un militare austriaco avvenuta a Pavia in tempo di pace. Nella Ricamatrice, invece, il commissario Ferrari indaga sulla morte per tetano del vecchio colonnello Fraschetti - una figura bizzarra, prigioniera del mito napoleonico dopo la caduta dell'Imperatore - e di sua sorella Amalia. Partendo da documenti dell'epoca interpretati con la consueta acribia, Milani descrive la vita quotidiana nella Pavia di quei tempi - il fiume, le piazze e le vie, i palazzi, le case e gli interni, le osterie - e la popola di gente viva.