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"Bianco e nero. Recto verso. Faccia a faccia. Pelle su pelle. La città e altrove. Con rabbia, tenerezza, disperazione e con una vitalità instancabile, anche, Anders Petersen mette di fronte alla condizione del mondo. Del mondo d'oggi. D'un mondo nel quale gli animali che affiancano o evitano l'uomo ne condividono il malessere. Un malessere che si traduce in sguardi somiglianti. La sensualità del pelo animale dialoga con la pelle tatuata. Poco importa dove si è. Resta l'attenzione a un'umanità emarginata, abbandonata, scorticata che resta avida di piacere, di sentimenti, d'identità. E se questo approccio diretto fosse, oggi, il solo atteggiamento umanistico accettabile?" (Christian Caujolle)