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Dicono di strappi e di ferite i nuovi versi di Colafato, portando tuttavia in sé poteri lenitivi; se evocano piaghe di prigionia, annunciano, sia pure amare, raggiunte liberazioni: "sulle serrature e le ferite" si distendono le unzioni della poesia. Una poesia che si è andata affinando nell'uso di semitoni e staccati, con una vocalità a tratti vibrante, sempre essenziale: di pagina in pagina, tra ironie e agnizioni, si sente battere il suo cuore segreto, suo motore e sua mira: il silenzio. Per questo può contenersi e contenere, con ferma intensità, temi e moti contrapposti: la pena e la quiete, la lotta e la pacificazione, e perfino una sospirata gioia o almeno la "calma della mente", miltonicamente o buddicamente o cristicamente: tutto prende, scorre e si nutre "da una vena unica".