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All'alba del terzo giorno dalle idi di ottobre dell'anno 848 di Roma [13 ottobre 95 d.C.], Ausonio e Dionigi, allievi del filosofo stoico Epitteto di Gerapoli, sbarcano sull'isola di Patmos. Qui è deportato l'ultimo discepolo ancora in vita di un giudeo, giustiziato una sessantina di anni prima, che dicono sia risorto dai morti. Essi stanno compiendo un'indagine sulle religioni diffuse nell'impero governato dal tirannico Domiziano e sono alla ricerca di notizie di prima mano su quei lontani eventi. Ben presto, però, la loro indagine si trasforma in un'esperienza di vita unica, che li segna profondamente. La permanenza sull'isola si prolunga, infatti, ben oltre il previsto e coinvolge molti altri personaggi: Demetrio, il capo della comunità cristiana, il centurione Mulcibero, comandante del presidio romano, alcuni ricchi mercanti di Efeso costretti a uno sbarco di fortuna, e alcuni abitanti del luogo tra cui una donna, di nome Emathia, ritenuta una strega. Del resto la vera ragione che ha spinto i filosofi verso quell'isola remota è l'interrogativo che l'uomo ha sempre rivolto a tutte le religioni: "Perché credere?" Le loro domande sono le nostre domande. E la risposta non è mai una sola.