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Comprimere la propria storia - per guardare a quella di noi tutti - dentro un dizionario, tradurre esperienze e incontri decisivi in "voci" e "glosse", addomesticare l'alterità inquieta dell'esistenza in un lessico famigliare e in una filologia simulata... Per riuscirvi occorre una sfrenata immaginazione linguistica, un senso dello humour che si dissimula in finta pedanteria e in una cognizione esatta del dolore, e poi una svagata leggerezza adolescenziale alla Truffaut. Qualità che si rivelano in queste pagine, dove l'autore fonde insieme materiali autobiografici, micronarrazioni, verbali di assemblea, espressioni gergali, brevi trattatelli di antropologia, trame di film, critica delle mode culturali.