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Giancarlo Campioli ha già al suo attivo una nutrita schiera di sillogi poetiche, cui si sono recentemente unite due opere che trattano di filosofia "La classe operaia deve morire, 2010" e di matematica "La maledizioni dei numeri primi, 2011". Ma questa raccolta si differenzia dalle precedenti per "una sua superiore coerenza", come afferma Clementina Santi nell'introduzione. Tale qualificazione deriva dal fatto che i componimenti sono stati prodotti da Campioli in una "precisa stagione della vita", cioè il 2010 e il 2011, nel pieno di "una feconda, vitale e soddisfatta maturità". Le poesie di questo volume esprimono pensieri che "tornano a frugare negli anni della giovinezza, interpellano i ricordi e risvegliano i desideri, risuscitano emozioni che si ritenevano dimenticate, vanno a riaprire conti rimasti in sospeso". E ripercorrono lo scarto tra il presente e il passato prossimo e remoto, fra la vita di oggi e la coscienza di quanto in essa ci sia di inutile, di mancante, di precario, con un'analisi lucida e commossa, "senza sconti ma anche senza rancori". Il volume dispone di un introduzione di Clementina Santi e di illustrazioni originali di Elisa Pellacani.