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La sera del 28 luglio 1883, alle nove e trenta, le note della Marcia funebre di Beethoven avvolsero la sala dell'albergo Paradisiello. "Tutto era tragico, una pesantezza di morte opprimeva vicina. Si era inchiodati sulle sedie, come tenuti da un destino tenebroso e ineluttabile". All'improvviso, "un rombo immenso, un fracasso terribile scosse e travolse tutto. Il tetto sprofondò, il pavimento si aprì, e inabissò ogni cosa nella voragine. Il terremoto in pochi secondi aveva distrutto Casamicciola, divenuta una cataratta di pietrame insanguinato. Era un cimitero di calcinacci fumanti, un sudario grigio di polvere, che avvolgeva grida, pianti soffocati dalla morte". L'evento più tragico che mai ha colpito l'isola d'Ischia, nelle pagine di Francesco Carbonara, diventa un racconto implacato e ossessivo nel quale s'intrecciano e si sovrappongono vita e morte, dolore e salvezza. E, quando la narrazione sembra prendere la piega della nuda cronaca, l'autore, trascinando il lettore in un vortice di orrore, mette in scena un'altra storia, ipnotica e dalla conclusione spietata.