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Se non fosse stato perché la prima Brigata Nera d'Italia, quella di Torino, prese il nome di Ather Capelli, forse il suo nome e la sua figura sarebbero stati sepolti dalla storiografia dei vincitori e dall'omertà sui crimini dei vincitori. Il 31 marzo 1944 il gappista Giovanni Pesce lo uccide mentre scende dall'auto. Omicidio che ha una valenza particolarmente significativa dato il ruolo e l'importanza del personaggio, il cui atteggiamento particolarmente moderato lo rese, agli occhi dei partigiani gappisti, un obiettivo privilegiato al fine di innescare nel capoluogo piemontese la guerra civile. Questo saggio ha la meritoria opera di restituire verità storica sulla vita e la morte di Ather Capelli, che è stato l'esatto opposto del prototipo che viene propinato dalla stampa di regime: il fascista fanatico e violento.