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Un castello ispiratore di racconti? È normale. I castelli, si sa, ispirano. Soprattutto però quelli un po' diroccati, romantici, e che già di loro espirano dal profondo di cripte vetuste e segrete inusitati lamenti, voci sinistre. Manieri di questo genere ispirano racconti intrisi di mistero, romanzi gotici inquietanti pervasi da brividi strani. Brrr, che paura! Tranquilli. Il nostro castello non è di tal fatta. Non cela segreti innominabili di crimini sepolti, né drammi strazianti sigillati dal silenzio dei secoli; le sue sale non riecheggiano stridori sinistri di catene e men che mai inducono un suo spaurito visitatore solitario ad inseguire chimere oltretombali. Le sue mura - che, diciamolo, sono tutto sommato piuttosto recenti - nascondono oggi ben altre e più riposate sorprese... E allora se mettessimo assieme un gruppetto di autori intesi alla narrazione e li conducessimo all'interno delle sale di quella che fu l'eclettica dimora del barone Gamba e della sua sfortunata famiglia (sfortunata, ma di una sfortuna umana e normale, e altro non diremo), cosa mai potremmo ricavarne?