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Un gruppo di amici si ritrova attorno al tavolo dell'osteria di un paese immerso tra le colline e le vigne del Monferrato. Nulla di particolare se non fosse che da li partono per scalare le vette del Tour de France o per conquistare il pubblico di Wimbledon, per indossare le casacche dei Boston Red Sox e dei New York Yankees o quella della squadra di calcio per cui si faceva il tifo da bambini. "Anarchico testabalorda", come Luigi Veronelli amava definire il Grignolino, parla di amici ma soprattutto di campioni dello sport non convenzionali. Gente che ha sposato il talento con i piaceri della vita e con l'autenticità del proprio modo di essere, e pazienza se non è stata capita fino in fondo, se le copertine sono state assai meno di quelle che avrebbe meritato e anche i trofei vinti inversamente proporzionali alla classe. L'importante era non rinunciare a se stessi.