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Durante quella notte, notte ormai senza tempo, notte rischiarata dalla certezza di un cambiamento ormai dietro l'angolo, notte di profonda solitudine e silenzio, Marco, sveglio e vestito, attende l'alba e sfoglia foto. Ad ogni foto un ricordo, C'è la foto della seduta di laurea, la foto dei compagni del liceo. Una foto in tuta ginnica dove Marco mostra orgoglioso la sua prima medaglia importante, avrà avuto quattordici anni. Ci sono le foto del matrimonio in cui Marco è tra i suoi amici. Foto su foto, dai tempi della parrocchia a quelle rubate dai colleghi nelle feste improvvisate nella medicheria del reparto. Tante foto una sola immagine: Marco. Sempre gli stessi occhi superbi, sempre lo stesso sguardo gelido poco comunicativo con un profondo vuoto attorno. Osservare, guardare, è certamente una delle attività naturali dell'uomo. In un tempo, come il nostro, dominato dallo strapotere delle immagini, abbiamo bisogno di imparare a guardare per vedere il bene che sempre e dovunque è seminato nella storia. Quel bene che se riconosciuto ha la forza di sorprenderci e cambiare la nostra vita.