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La storiografia sui campi di concentramento, ancora oggi piena di lacune, incertezze ed omissioni inizia - con un colpevole ritardo ventennale degli storici italiani - a metà degli anni Sessanta sulle carte accumulate per il processo del Tribunale militare internazionale di Norimberga e sull'intensificarsi dell'attività investigativa ed istruttoria della giustizia tedesca, dopo l'apertura, nel 1958, del Landesstelle di Ludwingsburg e dei processi per i campi di sterminio dell'Action Reinhard, che aprirono alla ricerca storica uno spettro documentario e problematico d'ampio orizzonte. L'inesplorato contesto di provenienza dei deportati ha alimentato il pregiudizio che il Sud, la Calabria, e i Calabresi, sono estranei al dramma della deportazione ed al movimento di liberazione in Italia. Questo lavoro colma una lacuna, apre uno squarcio in quel muro di pregiudizio che tende, anche in questo caso, a relegare la Calabria e i calabresi ai margini delle più complesse e terribili vicende della storia contemporanea. La vicenda dei deportati calabresi vittime della bestiale furia nazista è ricostruita attraverso schede nominative precise, accoramento di doti, storie, drammi componibili in un quadro unitario riconducibile alle variegate caratteristiche del territorio calabrese e atta cultura delle Calabrie.