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"La raccolta di immagini si trasforma in un diario intimo, una resa dei conti in cui la lirica predomina sul dramma. L'insistito ritorno dei temi, delle figure - albero, casa, barca, monte, città - muta in un rituale figurativo: il ripercorrere lo stesso tragitto visivo ogni giorno, ponendosi, ancora e ancora, le stesse domande come una costante necessità di approfondimento. L'io si identifica con i paesaggi primari. Lo spazio descritto sedimenta i segni della storia individuale dell'artista. La semplificazione assoluta, che appare inizialmente come il gioco di un bambino cresciuto, la riscoperta di un originario balbettio artistico, emerge come atto di coraggio e spoliazione, la gioiosa sortita dell'uomo dalle barriere di ogni condizionamento, il superamento di qualunque dato, la voglia beffarda e irriverente di pianificare con dovizia l'ennesima, rocambolesca fuga: la ritirata dell'artista che, immerso nel silenzio e assimilato al paesaggio, mantiene intatto lo stupore e la volontà di sperimentare." (S. Borsato)