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Viaggio d'inverno è il secondo volume della collana "Le Civette". Sfuggenti rapaci notturni, la cui immagine non si fissa spesso sulla retina dell'uomo contemporaneo, più facilmente si tratta di epifanie inaspettate che sorprendono il quotidiano, riportando la natura allo stato dell'imprevedibile. David Calarco ci offre uno di questi stupori inattesi, intrecciando nella sua Opera Prima le trame di un passato doloroso - sia soggettivo che di un'umanità (abitato da guerre, conflitti, abbandoni) - ai tornelli di un procedere incessante. Natura, storia, cultura, sono pietre il cui peso non si può dimenticare, ma si posano come fermacarte sui fogli di una quotidianità che senza di esse sarebbe essenzialmente insensata. Il Winterrreise schubertiano e questo nuovo Viaggio sanno amalgamarsi come si torna all'aurora dalle paludi dell'insonnia, perché non si tratta di visioni o di oniriche suggestioni ma di quelle granitiche prese di coscienza di cui solo le più fervide ore di insonnia sanno essere gravide. La necessità di dar voce alle strenne della vita, anche quando beffarde o indesiderate, è il cuore di questa urgenza, nonché la responsabilità di questo Viaggio d'inverno e della sua pura poesia. Il percorso della collana si snoda quindi in una via lucida ed eterogenea dove i poeti sono ben consci del tentativo perennemente vacillante di operare con la pasta ruvida delle parole o con la loro assoluta metafisica. Eppure da esse possono saper trovare un cuore adamantino e rilucente: il vissuto che le stesse hanno estroflesso in chi prima di noi le ha guardate.