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"Alla fine degli anni Settanta, a Genova, un uomo si getta dal quinto piano di un palazzo, intenzionato a togliersi la vita, e cade sopra un casuale passante, che muore di colpo. L' aspirante suicida, pur ferito, si salva. Questo episodio paradossale, in cui la morte volontaria non si realizza solo per un capriccio del caso, mi suggerisce, tra il 1980 e il 1981, l'idea di Camera fissa: un breve romanzo noir che sviluppa, tra sogni e fantasie, la complicata strategia di vendetta della vittima che, nella finzione del mio racconto, sopravvive, odiando il nemico che lo ha paralizzato. Il titolo del libro vuole alludere sia alla forzata immobilità del protagonista che al suo mestiere di filmaker."