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Si può peccare in im'infinità di modi. C'è chi per avidità porta gli altri alla rovina, chi si abbandona all'ira, alienandosi da se stesso e dalla società, e poi ci sono coloro che non sanno resistere alle tentazioni del cioccolato o del sesso, e in tal modo rovinano il loro corpo o le relazioni affettive. E nonostante ognuno di noi pecchi in forme e modi diversi, di una cosa possiamo essere sicuri: esiste una serie di peccati che ha resistito all'usura del tempo. Molto è stato scritto, e si continua a scrivere, sui sette peccati capitali: avarizia, lussuria, invidia, superbia, gola, ira e accidia. Dai filosofi ai teologi, dagli psicologi agli scrittori, dai pittori ai cineasti, sono in tanti a occuparsi ormai da secoli di questi temi. Poco invece è stato scritto sul rapporto tra essi e il cervello. Margriet Sitskoorn, docente di Neuropsicologia clinica all'Università di Tilburg, colma questo vuoto con un libro scientificamente rigoroso e dal carattere divulgativo che ha ottenuto un grande successo di vendite in Olanda ed è in corso di traduzione in molti paesi. L'autrice ci guida in un viaggio davvero affascinante alla scoperta dei meccanismi che ancorano saldamente i peccati al nostro cervello e del modo in cui essi ci guidano, ci fanno inciampare, cadere e perseverare; di come ci spingano a comportamenti asociali eppure abbiano in sé qualcosa di sociale, di come siano legati al dolore e al piacere, del modo in cui trovano manifestazione, vengono repressi e adeguati.