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Il racconto autobiografico abbraccia l'infanzia e l'adolescenza di Amelia, che a soli 7 anni dai fitti boschi del Trentino viene catapultata in uno scenario del tutto diverso, quello di una regione arida del Cile. Quello di Amelia e della sua numerosa famiglia è un viaggio da una miseria a un'altra. Il mitico "Eldorado" prospettato ai migranti si rivela infatti un vero e proprio raggiro in grande stile: non case padronali e campi generosi, ma catapecchie e terreni così avari di sé da non garantire nemmeno la sopravvivenza. Una sorta di Furore ma con l'aggravante di un nucleo familiare poco coeso e solidale, che l'esperienza del Cile disgregherà inesorabilmente. Ma Amelia è una bambina psicologicamente forte, in grado di superare positivamente le esperienze traumatiche, che ci vengono narrate senza alcuna enfasi, quasi come si trattasse di circostanze in linea con l'ordine delle cose: al di là del valore inestimabile della sua testimonianza è proprio questo suo modo particolare di guardare al mondo, questa sorta di "distacco partecipe", a costituire l'elemento più prezioso della narrazione.