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Di tutte le vocazioni, quella pastorale è la più difficile. Secondo la definizione biblica, infatti, l'opera di un pastore consiste nel curare le persone da un punto di vista spirituale e morale, quindi nel fortificare le deboli, curare le malate, fasciare le ferite, riportare a casa le smarrite e andare alla ricerca delle perdute (Ezechiele 34:4). E se compiere un'opera del genere è stato sempre molto difficile, quanto più lo è oggi, in una società disfatta come la nostra, piena di matrimoni falliti, famiglie smembrate, giovani disperati, vite umane ridotte a brandelli. Questo ovviamente è il risultato del radicale decadimento morale che si è verificato negli ultimi decenni, ma quelle che spesso non vengono considerate sono le pesanti ricadute che questo disfacimento umano ha avuto sull'opera pastorale, che di conseguenza è divenuta sempre più complessa, difficile, esigente. Se la ricerca della gloria di Dio non è prioritaria rispetto alla ricerca del bene dell'uomo e dei bisogni della Chiesa, l'uomo non sarà veramente benedetto e Dio non sarà adeguatamente onorato.