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A proposito del carboncino Ritorno dai campi di Franco Beldì, Attilio più volte mi rendeva partecipe delle emozioni e della nostalgia che l'opera dell'amico artista gli suscitava. "Mi ricorda estasi trascorse sulle colline di Pescara, nella campagna dei nonni dove carri e calessi percorrevano strade bianche e pietrose, boschi e sentieri immersi nel rosso dei papaveri, nel verde dei trifogli, il viola delle viole del pensiero e l'instancabile concerto degli uccelli e delle cicale che consentivano all'anima di vagare e perdersi nel mistero di quella natura viva e brulicante. Trascorrevo giorni indicibili fra canti, suoni, colori e voci. Ancora oggi mi pare di sentire il profumo del biancospino della rosa canina e delle ginestre. In quei luoghi dove solevo nell'ora del tramonto catturare le lucciole per poi silenziosamente liberarle nel salone soggiorno della grande casa dei nonni, da quel fazzoletto con cui le avevo intrappolate, come per incanto si elevava una danza di lucciole, la loro luce era un tutt'uno con quella delle stelle, in un cielo calmo, limpido che sembrava sospirare il miracolo del nuovo giorno. A quei luoghi e alla magia di quel fazzoletto lascio i racconti e le poesie che non pubblicherò mai...".