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Il privilegio napoletano del 1190 a favore di ravellesi, scalesi ed amalfitani residenti ed operanti nella città segna il riconoscimento dell'importanza assunta da queste comunità per la vita economica di Napoli, a coronamento di una presenza divenuta sempre più assidua e fattiva a partire dal IX secolo. Conclusasi la breve parentesi del libero comune che deliberò, appunto con quell'atto, la piena equiparazione, ai fini fiscali, degli amalfitani ai cittadini napoletani, e non già la concessione della cittadinanza, come in genere si è ritenuto, del privilegio restò costante memoria. Il saggio prende l'avvio dalla ricostruzione della tradizione del testo del privilegio, mettendo a frutto la ignorata e più antica copia legale dell'atto, conservata tra le carte dei Processi antichi della Real camera della Sommaria, presso l'Archivio di Stato di Napoli, risalente al 1501 ma ricavata da una precedente copia legale del 1333, e recante l'indicazione di tutte e ventiquattro le sottoscrizioni dei consoli e conestabili firmatari, tralasciate, in tutto o in parte, nelle edizioni precedenti.