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Dal Cinquecento ad oggi, da Montaigne al giovane cronista inglese Tobias Jones, passando per i reportage di Montesquieu, Goethe e Dickens, Gautier e Walter Benjamin, le parole chiave per la descrizione del popolo italiano suonano curiosamente contemporanee: accanto alle sempre belle donne italiane troviamo corruzione, prostituzione, volgarità, burocrazia elefantiaca, nepotismo, lentezza, povertà delle masse, arroganza e lusso dei potenti, cieca dedizione alla causa papalina, sciatteria e sporcizia, trasandatezza e astuzia. Sembra che l'Italia sia una nazione caratterizzata da un elemento fondante e universale: la frode e la speculazione a danno del prossimo. Accantoniamo per un momento la retorica classica degli italiani brava gente, maestri di cucina, navigatori e campioni di generosità. Costeggiamo, piuttosto, il nostro lato oscuro. Osserviamolo, tracciamone i confini e i tratti distintivi. Questa breve antologia è destinata a chi vuole sentire parlare degli italiani, senza per forza sospirare di fronte a siti e monumenti ineguagliabili; è l'ideale risposta alle nostre perplessità sulla percezione dell'Italia all'estero nel corso dei secoli. Per una volta, prendiamo coraggio e sciacquiamo i panni in piazza. Potrebbe essere un'esperienza di un'intensità traumatica oppure di un umorismo un po' amaro. Potrebbe essere, al contempo, il principio di una rigenerazione: un momento edificante.