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Questo volume è stato pensato come sintesi di una strategia critica tesa a sradicare i pregiudizi e gli stereotipi obsoleti che considerano ancora l'Africa come un continente oscuro e misterioso, dove anonimi artisti di paesi in via di sviluppo si sforzerebbero continuamente di mettersi alla pari dell'Occidente senza mai riuscirvi. Tale strategia si contrappone pertanto a quell'approccio curatoriale che presenta e valorizza, in modo squisitamente eurocentrico, solo certi aspetti della produzione artistica africana. Afriche, Diaspore, Ibridi, ideato e rivolto a un pubblico italiano, costituisce un apporto significativo a un dibattito ai confini tra arte, antropologia e scienze sociali, teso a riqualificare il concettualismo dell'arte africana.