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Chi è Antonio Altavilla, residente a Roma al numero 42 di via Teatro di Marcello? Il giornalista e scrittore di viaggi razionale e materialista che crede oppure una specie di macchina del tempo, in cui ciò che è stato rivive trasformato in un caleidoscopio di suoni e immagini? Il filo conduttore della vicenda è la campagna di Attila in Italia nell'anno 452 d.C., quando il re lascia il fiume Tissa/Tisza, affluente del Danubio, per invadere la Penisola. E qui s'inserisce il protagonista contemporaneo, Antonio Altavilla che si muove e agisce a Venezia, la città nata dalla distruzione di Altino da parte degli unni di Attila. E finisce risucchiato dal lato invisibile della realtà, quello per cui "non sempre le cose sono come appaiono". La lezione fondamentale anche per gli europei di oggi.