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Il pensiero guida dei saggi qui raccolti è di quelli che dovrebbero imporsi per la semplicità e chiarezza della loro evidenza: la vitalità dei classici non è opera dei classici ma delle successive generazioni dei loro lettori. È un fatto, che la sopravvivenza dell'Antico non è mai prodotto di forza d'inerzia, bensì consiste nella storia delle elargizioni di senso che da nuovi interessi vitali le vengono conferite, attraverso quella dinamica del confronto in cui si estrinseca, in misure diverse, la coscienza culturale. In questa ottica l'autore esamina alcuni casi significativi che mostrano come la comprensione dell'Antico si nutra dei frutti della distanza temporale, nella quale la nostra tradizione si misura anzitutto con l'evento cristiano.