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Per un lungo periodo il dibattito sulla transizione al socialismo, e quindi sulla pianificazione, è stato marcato in misura eccessiva dall'influenza della scuola sovietica, che ha assunto una posizione egemonica nel pensiero marxista internazionale e nel movimento comunista e operaio in generale. Questa situazione ha condotto a non pochi scontri, e perfino rotture nel movimento rivoluzionario internazionale e a una perdita della capacità di creazione, sviluppo e messa a fuoco critica del pensiero marxista. La natura globale e sistemica della crisi riapre il dibattito su quale possibile risposta; l'ingovernabilità di tale crisi e il consolidarsi del Socialismo del XXI Secolo nei Paesi dell'ALBA riaccende l'ipotesi della superiorità della pianificazione socio-economica rispetto al mercato selvaggio. Uno sviluppo pianificato riduce il costo economico-sociale al minimo ed offre le massime possibilità di soddisfazione delle necessità dell'uomo in un processo in divenire della costruzione di una società nuova. La pianificazione nel socialismo affronta ciò nonostante limiti nella stessa misura in cui dipende da fattori oggettivi e soggettivi che non possono essere previsti e controllati in anticipo. La sfida di Cuba riguarda tutti coloro che considerano che un altro mondo è possibile perchè è necessario da subito; riguarda anche tutti noi che lavoriamo nel cuore capitalista, al centro del sistema imperialista.