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"La riflessione poetica di Federico Gregotti muove dalla necessità non di elaborare il lutto per la morte di Daniela, quanto di ricreare uno spazio, attraverso la scrittura, per renderne inalienabile la presenza: trasformarla in un ricordo interminabile e in una fonte di poesia. La vita, in tutte le sue manifestazioni, ha nel suo centro questo buco nero, che non può avere alcun risarcimento se non quello di essere detto, per cui anche la rievocazione di altri paesaggi porta impressi i segni del presagio di sventura. La morte di Daniela rappresenta per il poeta la fine delle illusioni giovanili, come per Leopardi la morte di Silvia, che addita una "tomba ignuda" al posto del futuro sognato insieme." (dalla Nota critica di Tiziano Salari)