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"A Mark Twain piaceva immaginare paradisi. Gli servivano, naturalmente, per dare sfogo al suo spirito beffardo, che non risparmiava niente e nessuno: né angeli, né santi, né fanti, né generali, patriarchi, profeti, predicatori, arcipreti, amici, nemici e nemmeno lo stesso Mark Twain. A Mark Twain i paradisi servivano per pensare in grande. Per divertimento, naturalmente, per dare sfogo alla fantasia: per immaginare quelle enormi comete degli spazi extrasolari, e tutti quei soli, e quegli oceani di tenebre tra un sole e l'altro." (dall'introduzione di Maria Turchetto)