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Il settecento, con la sua atmosfera inconfondibile e suggestiva, è il secolo privilegiato in questi racconti che Claudia Zaggia ha raccolto sotto il titolo di Isolari. Vi aleggia un tempo trasognato, sospeso tra passato e presente, ricordo e attesa: un tempo che rivive in quelle grandi ville un po' dismesse e silenziose nelle quali si agitano i vari - tutti memorabili - personaggi di queste storie. Storie che volentieri avrebbe potuto leggere la malinconica contessa de "Le nozze di Figaro", ritrovandovi ritmi e figure a lei familiari. Nelle vittime che qui ci sono la contessa avrebbe potuto ritrovare anche se stessa e nell'omicidio, nella morte, nella crudeltà scoprire cose che forse lei non aveva osato pensare, ma altre fiere e libertine dame del suo secolo certamente sì. E il titolo? Perché "isolari"? Quelle persone vive nei racconti, quelle case in cui si muovono misteriosamente, le loro, affascinanti e incredibili storie non sono forse come tante isole da ognuna delle quali si possono scorgere e osservare - con un gioco prospettico sempre più intrigante, sempre più coinvolgente - anche le altre? Ma ciò che più affascina il lettore è che qui si racconta di scrittura e pittura e musica, e di fantasie su esseri umani che come fantasmi appaiono e come fantasmi inquieti si spingono da un'isola all'altra. E magari hanno appena, e nel più soave dei modi, mandato qualcuno all'altro mondo. E infine Venezia. Certo infine, ma anche all'inizio e nel mezzo, qualcosa di questa "isola" c'è, tanto fra isole ci si capisce.