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A un'immagine ricca di suggestioni liriche - l'immagine della stella sotterranea, viva e bruciante nell'abisso dell'anima - Roberto Bernasconi ha affidato il compito di far luce sul significato profondo di questo libro, che raccoglie poesie scritte tra il 1997 e il 1999. Poeta appartenente all'area ticinese della Svizzera Italiana, Bernasconi, già autore di varie "plaquettes" di versi, ha voluto fare di stella ipogea il libro dei suoi quarant'anni, addensandovi attese e speranze, e soprattutto radicando il proprio vissuto nell'humus - ancor più avvertito durante un lungo viaggiare per l'Europa - della sua terra: ("Due volte venti", dici). "Terra intrisa, / foglie secche. Germoglia finalmente, la poesia, / dalla virtù amara della ginestra, / dall'ombra rovida e dal tuo stesso umore." Il volume si compone di due parti: la prima, fortemente segnata dal sentimento d'amore inteso come offerta e "certame", accettazione e rifiuto; la seconda, raccolta in un poemetto - "Terrain vague" - in cui la sensibilità dell'autore si confronta con una realtà più complessa e sofferta: "Mi tiene sveglio / il sonno di tutti. / Con la testa sul ventre della notte / riannodo in me / le strade che si perdono / in spazio e tempo." Stella ipogea rende minuziosamente conto, verso per verso, parola per parola, del lavoro intenso, articolato fra toni alti e toni bassi, che Bernasconi ha condotto con sapienza espressiva e precisione linguistica. Grande rilievo acquista la densa materialità delle parole scritte e pronunciate in continua interazione fra "natura" e "cultura" lungo un'asse di progressiva scoperta dell'intimo valore della realtà quotidiana, e in concomitanza, della parola poetica che la vivifica.