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«Come legge l'Apocalisse un regista? Probabilmente non si tratta in questo caso di un regista, ma del regista, per la sua speciale sensibilità avvinto dal tema. La risposta diretta di Tarkovskij è, appunto, assolutamente registica. L'Apocalisse è immagine. L'immagine per Tarkovskij è assoluta, giustamente asserisce che non è trattabile; l'interpretazione, al contrario di quel che accade con i simboli, non vi ha accesso. Dunque una pura epifania mutevole nella meraviglia del fedele. Sì, questo anche io avevo provato, questa teoria di immagini indipendenti dalla nostra analisi, che parlano di sé a se stesse recando tuttavia un messaggio. Ho perfino pensato a una inesplicabile cifra del divino che riflette se medesimo. Mi sentivo a disagio e incantato allo stesso tempo. Tempo per altro abolito in questa irrelata temporalità o assoluta in-temporalità delle immagini. Sono entrato subito in sintonia con il regista.» (Dalla Prefazione di Mario Luzi)