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Due scritti, di due autori diversi, padre e figlio. Vi si traccia il percorso di un uomo e poi della sua famiglia, attraverso le vicende del secondo dopoguerra. Augusto Marini, prima antifascista istintivo, poi partigiano, entra nelle file dei partigiani sloveni della Benecia, poi viene fatto prigioniero. Da questo punto, seguono le vicende raccolte in questo libro. Nel dopoguerra le delusioni sono tante. I compromessi pesano ad Augusto, che quindi decide di emigrare, di abbandonare l'Italia. Va in Jugoslavia, o meglio, in Slovenia. Ma anche lì si manifestano i problemi di conciliare una macchina statale pressata dalla necessità della ripresa economica, da un isolamento politico-economico stritolante, con i bisogni quotidiani dell'uomo. E qui c'è il passaggio di testimone. A raccontare ora è il figlio Luciano. Dopo essere stato sballottato per vari campi profughi, Augusto e la famiglia approdano in Danimarca. Sono vicende poco note. Sono pagine dense di vita...