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"L'op. 91 si pone, insieme ad alcune altre rilevanti composizioni, all'inizio dell'involuzione, di una introversione così correlata a un vissuto prodigo di risultati artistici e altrettanto parco di relazioni appaganti. Il Brahms cinquantenne percepisce cupamente la propria situazione personale - Kein Haus, keine Heimat, / Kein Weib und kein Kind - e la trasfonde in linguaggio sonoro attraverso termini fonici comunicanti una visione solipsistica e demotivata, in una composta e autofustigante penitenza, un'espiazione finale di peccati esistenziali di omissione affettiva." Nei nostri due Lieder quei prodromi di implosione emotiva che comparivano già nelle opere della giovinezza sono ormai svelati, spiccano venati di un cupio dissolvi ormai presenile, hanno acquisito la tinta rosa freddo dell'uggia inconsapevole.