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Il Concilio Vaticano II ha vigorosamente richiamato ai laici l'esigenza evangelica della "presenza nel mondo", ma - non lo si è mai ribadito abbastanza - li ha esortati con non meno energia a rendersi prima "presenti a Dio". Che cosa sarebbe, in effetti, una "presenza nel mondo" di testimoni che non abbiano frequentato colui del quale devono rendere testimonianza, di portavoce che non abbiano ascoltato colui del quale devono trasmettere il messaggio, di operai che non abbiano preso le consegne del maestro d'opera?