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I corpi straziati dagli attentati, dalle guerre in Africa, in Afghanistan, in Iraq o dal conflitto israelo-palestinese oscurano i corpi delle vittime di catastrofi umanitarie? Che cosa vediamo nella messa in scena mediatica di coloro che sono feriti, dilaniati o affamati? È vero che nel modo di mostrare la miseria e la sofferenza è in gioco una duplice posta cara al potere. È vero che le vittime non sono tutte né visibili, né riconosciute nello stesso momento e a pari titolo. Sullo scenario delle "nuove guerre" è cambiato tanto lo statuto della vittima, quanto quello delle politiche criminali. Per cogliere l'importanza di questi cambiamenti non sono tanto le violenze che vanno analizzate, quanto il loro contesto.