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Leggere le "Lettere dal carcere" di Antonio Gramsci alla luce delle contemporanee teorie sulla consulenza filosofica e sulle pratiche autobiografiche consente di cogliere la ricchezza morale ed etica dell'opera. L'esperienza dell'intellettuale e dell'uomo politico diventa autobiografia là dove, nel grande diario del carcere, la scrittura si nutre di ricordi, aneddoti, prose di riflessione, che inducono Gramsci a fare del proprio pensiero uno strumento di difesa e cura di sé nella situazione estrema della prigionia. Un'eccezionale operazione analitica che dimostra come il potere dell'autocoscienza permetta di non smarrire la propria dignità umana, e che annuncia un diverso rapporto tra il sapere e il comprendere.