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Il cyborg abita l'immaginario popolare ma si muove anche nei regni più concreti della produzione materiale e immateriale e, illuminando i rapporti fra reale e immaginario, esprime bene la nuova epoca in cui quest'ultimo diviene forza direttamente produttiva. Nato sulle pagine delle riviste pulp di fantascienza negli anni Venti e Trenta del Novecento, il cyborg ha seguito e anticipato il rapporto e il conflitto tra uomo e macchina. Oggi si ritrova anche nella disseminazione dei corpi multipli nelle reti tematiche, nelle derive dell'identità individuale, nelle nuove aggregazioni collettive mediate dal software. Può diventare, come ha proposto la Haraway, una delle nuove figure in cui si incarna la prospettiva della biopolitica.