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Nell'elaborazione della memoria collettiva, Maurice Halbwachs, considerava il tempo come occasione comune di condivisione e di attraversamento. In "Autobiografie di demoni", Anacleto Loffredo, traccia segni di molteplici memorie, dalla silloge affiora una tessitura sapiente e raffinata della storia dell'uomo globale ma anche dell'essere umano. La sua indagine sulla modernità, in un sentimento ambivalente di rispetto e delusione per il novus, definisce un necessario linguaggio contemporaneo, in lapidali frammenti di splendore e tenebra. Loffredo non si appaga delle cause e le origini del personale mondo fenomenico, in ogni suo componimento, l'anamnesi del pensiero platonico, è un tracciato interno ed esterno all'individuo, una pulsante pluralità.